Leilão 18 Paintings from XVIII and XIX from private collections
Por Errico Casa d'aste
26.2.22
Via S.M. Costantinopoli, 76 - NAPOLI, Itália
Auction starts: Saturday february 26 2022, 6 PM CET
O leilão terminou

LOTE 77:

Irolli Vincenzo (Napoli 1860 - 1949)

Bimba nella neve
olio su tela
firma: ...


Preço inicial:
5 000
Comissão da leiloeira: 20% Mais detalhes
26.2.22 em Errico Casa d'aste
identificações:

Bimba nella neve
olio su tela
firma: in basso a sinistra
misure: cm 60 x 50

Vincenzo Irolli fu l’ultimo, vero artista appartenente alla grande tradizione ottocentesca locale in grado di trascinare quest’ultima fino alla metà del secolo successivo, e questo suo viscerale amore fu inviso a molti, a coloro cioè che ansiosi di aggiornare gli ambienti culturali partenopei alle nuove tendenze italiane e straniere mal vedevano quelle gioiose ma ostinate sopravvivenze del realismo e del colorismo cui fu caratteristicamente improntata la pittura napoletana e meridionale della seconda metà del diciannovesimo secolo. Insomma Irolli tardò molto ad affermarsi presso la critica locale, riuscendovi solo intorno alla fine del primo conflitto mondiale, mentre paradossalmente il suo successo presso i collezionisti, locali (evidentemente incuranti dei conterranei teorici militanti) o stranieri che fossero, non ebbe mai modo di arrestarsi fin dai suoi esordi pittorici. Il giovane Vincenzo sviluppò grande interesse per le arti quando, come riporta il Giannelli, ebbe modo di visitare la fondamentale Esposizione nazionale tenutasi a Napoli nel 1877, ove egli ammirò la “Processione del Corpus Domini” di Michetti, i “Parassiti” di D'Orsi e le prime prove pittoriche di Antonio Mancini, che in quella occasione esponeva “Ama il prossimo tuo come te stesso” e “Figli di un operaio”; a quel punto il nostro prese la decisione d’iscriversi all’Accademia di Belle Arti locale, divenendo allievo dapprima di Antonio Licata e Federico Maldarelli ed in un secondo momento di Gioacchino Toma e Stanislao Lista. L’attenzione alle opere manciniane va comunque sottolineata perché ha dato adito nel tempo ad una lunga querelle ancora una volta fra vari critici circa la sostanziale o meno originalità dell’Irolli, secondo alcuni appunto troppo improntato nel proprio stile su certi esiti del Mancini: a tale questione pare porre un punto definitivo Luigi Manzi nella sua nota ed ampiamente documentata biografia del nostro artista. La genuina spontaneità di Irolli, felicemente sottolineata dal Manzi, emerge con variabile efficacia da una ricchissima produzione di genere incentrata su fanciulli, sorridenti figure femminili o entrambi questi soggetti, composti in episodi tipici della maternità assai teneri e di immediata piacevolezza, nonché di «rutilante vivacità cromatica, grazie a una tecnica pittorica abilissima nell'alternare effetti di minuta e puntuale verosimiglianza ottica con più libere deposizioni materiche di colore, in una fantasia di macchie e di contrasti luminosi» (Monica Vinardi). La tela (spessa, come piaceva all’autore) proposta in asta è certo ascrivibile a questo filone irolliano, sebbene tradisca l’adozione di un linguaggio più fluido e rapido, databile almeno agli anni ’20 del Novecento e concretizzato in pennellate larghe e piatte, senza ritorni, che per Rosario Caputo «lasciano il colore fresco e brillante» mentre per Alfredo Schettini rischiano di operare di fatto «una semplificazione nella quale, inavvertitamente, scapitavano le innate qualità formali e l’equilibrio totale del colore». La preparazione arancio, cara ad Irolli, qui si fa parte attiva della composizione nel restituire la luce del primo mattino che modella le nubi in allontanamento dopo la nevicata notturna, e gli alberi spogli sono appena accennati dal gesto pittorico, lasciandone il completamento percettivo agli occhi dell’osservatore: questi sono segni identificativi di un indiscutibile Maestro. Il dipinto proposto, che riprende chiaramente il soggetto della celebre opera in copertina della succitata biografia di Luigi Manzi, si pone con quella tela nel medesimo rapporto sussistente ad esempio fra “Piazza San Marco” e “Caffè Florian” (anche in quest’ultimo caso non tutta la tela viene coperta dalla materia pittorica), secondo un uso comune di Irolli di ripetersi anche a diversi anni di distanza. L’altro olio in asta, curiosamente realizzato su pelle poiché parte originariamente di una tipica tamburella napoletana, segue stilemi irolliani ancora tardo-ottocenteschi ed è dedicato ad un non ben identificabile Marchese Rivellini, testimoniando dunque il proprio passaggio in una prestigiosa collezione privata del beneventano (la nobile famiglia proveniva infatti da Vitulano). Asta 018 del 26/02/2022 del 26/02/2022 18:00.
Via V. Mosca, 31/33